L'articolo di Luciano Landoni pubblicato su "L'informazione on-line" il 9 settembre
VARESE – La poesia dialettale è sempre stata ed è una componente importante della letteratura. Soprattutto in Italia.
Carlo Porta e Trilussa, per citare due fra i massimi esponenti del “dialetto poetico” milanese e romanesco, sono letti ancora oggi e ancora oggi sono in grado di toccare nel profondo il cuore e la mente dei lettori.
Cimentarsi, però, nella traduzione dialettale di componimenti poetici pensati in una lingua diversa dall’italiano è una vera e propria… impresa .
Quella che ha compiuto Giorgio Sassi. Tradurre i sonetti di William Shakespeare in dialetto varesino, salvaguardandone rime e musicalità: l’idea, a 450 anni dalla nascita di uno dei poeti più famosi di tutti i tempi, è venuta a Sassi, scrittore e poeta di Azzate che nutre da sempre un grande amore per la cultura e le tradizioni del proprio territorio.
Così è nato il volume “I sunett vultaa in lèngua da Varés”, che fa rivivere l’opera di “Guglièlmo Scèspir” in vernacolo.
La pubblicazione del testo a fronte, grazie al quale si riscopre l’originale inglese cinquecentesco in cui i sonetti furono composti, contribuisce a far apprezzare ulteriormente lo sforzo compiuto da Sassi, che si è mantenuto fedele a ogni sfumatura dei versi shakesperiani.
Un’opera resa possibile anche dalla collaborazione dell’autore con Andrea Fazioli, ideatore del laboratorio di scrittura e lettura creativa Scuola Yanez, che ha studiato con lui i segni fonetici da unire al testo e firmato l’introduzione al libro.
La premessa del volume è invece affidata a Gianmarco Gaspari, direttore scientifico del Centro internazionale di ricerca per le storie locali e le diversità culturali dell’Università dell’Insubria.
Insomma, uno studio rigoroso e attento dell’opera poetica del bardo inglese e una traduzione altrettanto scrupolosa in dialetto varesino della stessa.
Vale la pena ricordare che Giuseppe Ungaretti, uno dei nostri massimi poeti contemporanei, aveva tradotto i sonetti di Shakespeare in italiano: “Ma lui – precisa Giorgio Sassi – non aveva rispettato la rima, io sì!”
Scusate se è poco.
